Busso alla porta di Bruno Molin e mi accoglie la moglie. Il marito è stato poco bene ultimamente ma lei mi invita ad entrare, mi offre un bussolà (quello artigianale) e un caffè. Dopo un paio di minuti scende Bruno, comincia a parlarmi della sua vita e della passione per la pesca e gli si illumina lo sguardo.
Com’è vivere a Burano?
Se vado via da Burano io muoio subito. Non vado via da Burano neanche se mi danno tutto l’oro del mondo. Quando mi alzo dal letto, vado sulla riva, vedo le due barche, tutti i miei attrezzi da lavoro, mi sembra di essere in banca d’Italia. Qua non c’è nessuno che ci rompe le scatole, puoi lasciare le porte e i balconi aperti, non c’è delinquenza, non c’è nessuno che ti fa un torto.
Com’è il rapporto con i buranelli?
Ci conosciamo tutti e siamo come una famiglia. Se c’è qualcuno ha bisogno di aiuto siamo tutti pronti. Ci conosciamo dal più vecchio al più giovane. Io non ho parenti qui,i miei figli abitano tutti fuori da Burano, ma cominciando dalla prima casa all’ultima io sono “lo zio”, vengono qui, come se fossero miei nipoti, anche se ormai sono padri e madri di famiglia io resto per loro lo zio.
Com’è il rapporto con i turisti?
Ci domandano, chiedono dei colori, della storia, è bello. Adesso ci sono tanti turisti che comprano anche casa qua a Burano. Dico sempre: Burano si trova dopo di Venezia, se Burano fosse prima di Venezia verrebbero tutti qua, nessuno andrebbe a Venezia. Qua c’è il merletto, i colori, la pesca.